Ancora oggi, a oltre 50 anni dall’inizio dell’epopea spaziale, uno dei problemi principali che affliggono qualsiasi missione spaziale è rappresentato dalle radiazioni pericolose cui gli astronauti verrebbero sottoposti.
Radiazioni pericolose ufficialmente riconosciuteIn un video ufficiale della Nasa risalente al 2014, creato per illustrare la nuova navicella spaziale Orion, l’ingegnere della Nasa Kelly Smith ha dichiarato quanto segue: «Allontanandoci ulteriormente dalla Terra, passeremo attraverso la Fascia di Van Allen, un’area carica di radiazioni pericolose. Radiazioni di questo tipo possono danneggiare i sistemi di guida, i computer a bordo o altre componenti elettroniche. […] I sensori a bordo registreranno i livelli di radiazione affinché gli scienziati li studino. Dobbiamo risolvere queste problematiche prima di poter mandare delle persone oltre questa regione dello spazio».
È stata proprio questa frase a causare un forte stupore: in che senso dobbiamo risolvere queste problematiche prima di poter mandare delle persone oltre le fasce di Van Allen? Non erano stati mandati già vari astronauti a bordo delle navicelle Apollo per andare sulla Luna? Non si trattava quindi di un problema risolto?
Evidentemente no, oppure, semplicemente, forse il problema non era mai stato affrontato perché non ve n’era la necessità (nel caso si volesse ritenere che le missioni Apollo possano essere stare realizzate all’interno di un set cinematografico, forse proprio perché non si era riusciti a trovare un modo efficace per offrire adeguata protezione dalle radiazioni).